Marco Rovelli

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12/01/2010

Adriano Sofri su Servi

Caro direttore, ecco due o tre pensieri su Rosarno. Uno sul ministro dell’Interno: se molti cittadini bianchi di Rosarno stanno aggirandosi in squadre variamente armate per fare piazza pulita dei neri di Rosarno, e quel giorno il ministro dice che la causa della notte di ribellione è il lassismo nei confronti degli immigrati, quelle parole sono destinate a suonare come un incitamento o almeno una giustificazione alle orecchie degli squadristi. Uno sul Problema, così come ogni volta viene di nuovo trattato, benché non sia più nuovo da tempo: ammessa qualunque diagnosi delle origini di un groviglio diventato drammatico, quando si apre la caccia all’uomo e più esattamente la caccia all’uomo nero, non si può che stare dalla parte del braccato e cacciato, anche quando non servisse ad altro che a non figurare negli annali futuri dell’infamia nella colonna di chi non mosse un dito né fece sentire una voce. Altrimenti la famosa diagnosi sulle colpe gli errori e le sottovalutazioni assomiglierebbe, dando per scontate tutte le differenze, a quella di chi nel 1933 o nel 1938 e in ognuno degli anni della caduta continuasse a discutere dell’eventualità che si fosse troppo sottovalutato a suo tempo – due secoli fa, un secolo, o poco fa, a Weimar – il peso politico o economico o culturale degli ebrei. Infine: le notizie su Rosarno, come io stesso scopro solo in questi giorni, erano spaventosamente nitide e dettagliate da tempo, e se quelli come me hanno da rimproverarsi una pigrizia o distrazione nella propria responsabilità civile di lettori, altre assai più specifiche responsabilità ne vengono chiamate in causa. Valga l’esempio del libro di Marco Rovelli, “Servi”, pubblicato da Feltrinelli nel 2009, dedicato ai luoghi dei clandestini al lavoro, in particolare per il capitolo sulla “Caccia al nero” a Rosarno. Ne raccomando fortemente la lettura. Anche perché il libro, in cui si legge che “lo sport più praticato dai giovani di Rosarno è la caccia al nero”, era uscito, quando la battuta di caccia finale si è aperta.

(su Il Foglio)

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